Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/XXXIV. A Fiorenzo Ferretti Presle
Questo testo è completo. |
◄ | Libro I - XXXIII. La vendetta | Libro I - XXXV. Ad Apollo medico | ► |
XXXIV
A Fiorenzo Ferretti Presle
(1789)
Non sempre ai sguardi del nocchier la stella
d’Orion nemboso minacciosa appare,
né d’Adria inquieto l’inegual procella
agita il mare.
5Non sempre, o Presle, inerte ghiaccio il monte
copre d’Alvernia o il ciel di Flora è fosco,
né sempre incurva la ramosa fronte
il folto bosco.
Tu sempre mesto, o te gentil circonde
10stuolo di ninfe che t’insidia indarno,
o te romito le pisane sponde
veggan dell’Arno.
Or che dispiega le vermiglie piume,
Clori, mi segui su l’erbosa sponda,
15che presso Grado taciturno il fiume
morde coll’onda.
Qui pochi amici spargeran festoso
sale sui motti a non sospetta mensa,
libando il vino che Artimin petroso
20nero dispensa.
Vivi, e bevendo gl’indivisi affanni
sopisci, e l’ore sorridendo varca,
fin che la ruota non trattien degli anni
per te la Parca.
25Ceder conviene ad un erede ingrato
le ville e l’arche di ricchezze gravi,
e l’alte torri che innalzò l’armato
braccio degli avi.
Nulla ci giova esser del volgo, o vale
30scender dai lombi di guerrier temuto:
sono i monarchi ed i bifolchi eguale
preda di Pluto.
Si scuote l’urna, dal capace fondo
traggonsi i nomi, interminabil notte
35ci preme, e tutti dentro il sen profondo
Lete c’inghiotte.