Poesie (De Amicis)/Un ammiratore
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UN AMMIRATORE.
I.
Cedo alla simpatia, cedo al possente
Intimo impulso d’un affetto antico,
E scrivo a lei, Signor, come a un amico,
E piango.... e mi s’intorbida la mente.
E come pegno dell’affetto ardente
Che mi sento nel cor più che non dico,
Un sonetto le invio: L’ombra di Vico;
E chiedo il suo parer timidamente.
E Lei mi parli risoluto e schietto:
Se mi dice ch’è bello, io ne vo matto,
E se mi dà del ciuco, mi rimetto.
Mi mandi dei suoi libri la raccolta,
Dei consigli, un autografo, il ritratto....
Non domando di più per questa volta.
II.
Per diciasette giorni attesi invano
Un rigo di risposta al mio biglietto,
E poi mi giunse sopra il mio sonetto
Un giudizio un po’ crudo e molto.... strano.
Gente che ha tutti i classici alla mano
L’ha giudicato, non dirò perfetto,
Ma bello assai di forma e di concetto,
E l’ha lodato un foglio di Milano.
Quale fu dunque la cagion segreta
Che le fece sputar quella sentenza?
Sarebbe un po’ d’invidia di poeta?
Non ne stupisco, son difetti umani;
Ma creda pure ch’io ne faccio senza
Delle lodi dei ciuchi e dei villani.