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Miserie Miserie - Sopra una casa d'ospizio
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MISERIA.

(a un amico).


I.

Grida pur, saggio amico, a tuo talento.
Connaturata la miseria al mondo;
Io so che in petto un intimo e profondo
Eterno grido accusator mi sento;

E fin che d’un tapino odo il lamento
E una moneta in un piacer profondo
Reo mi tengo, e tal sono; e in cor nascondo
Un senso di vergogna e di sgomento.

E spesso al desco mio parco, ma lieto,
Col pan lasciando ricader la mano,
Taccio, assalito da un terror secreto,

E sento alti singhiozzi e voci d’ira
D’un desolato popolo lontano
Che maledice a la mia mensa e spira.

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II.

Povere bimbe con le vesti a brani
Curve su l’ago in abituri infetti,
Madri che al seno con le scarne mani
Vi stringete i morenti pargoletti,

Tristi fanciulli per le vie costretti
Il tozzo immondo a disputar coi cani.
Vecchi che brancolate oggi, sorretti
Dalla speranza di morir domani,

Misera gente che la morte oblia.
Martorïati scheletri viventi
Per cui tutta la vita è un’agonia,

Quante volte, nell’intimo del core,
Al mio stato pensando e ai vostri stenti,
Mi par d’essere un ladro e un impostore.