Poesie (Carrer)/Ballate/La Cappella degl'innocenti
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LA CAPPELLA DEGL’INNOCENTI1.
Se dell’ebbrezza sdegno non senti,
Alla cappella degl’innocenti
Volgendo il passo, l’evento strano
Odi che ad essa d’origin fu.
5Marito e padre v’ebbe un Urbano,
Un uom deserto d’ogni virtù.
La buona moglie, tanto che visse,
Sudò pel figlio che non languisse;
Ma la meschina poichè fu morta,
10Nè Urban del figlio pietà sentì,
Questi, accattando di porta in porta
Un tozzo, un sorso, traea suoi dì.
Avvenne un giorno, credo contasse
Sett’anni il figlio, che si scontrasse
15Nell’ebbro padre, cui parte chiese
Del pan che questi teneva in man. —
Tre dubbii solvi, l’ebbro riprese.
Se aver vuoi parte di questo pan.
Qual’è più dolce di tutte cose? —
20Pensò il fanciullo, poscia rispose
Più dolce? Il latte della nutrice. —
La più soave, dimmi or, qual è? —
Soave? Il bacio di genitrice. —
Oh saggio invero, fanciul, tu se’!
25Qual sia più dura rispondi adesso. —
Dura? La rupe che ne sta presso. —
Se vuoi dir vero, più a noi t’accosta. —
Di padre il core dunque sarà. —
Ne’ fianchi il prende l’ebbro, e alla costa
30Sì rio lo sbatte, che ne muor là.
Dove il fanciullo spirar fu visto,
Per la memoria del caso tristo,
Nel vivo sasso dalle pie genti
Una cappella si costruì.
35È la cappella degl’innocenti,
Che veder puossi anche oggidì.
Note
- ↑ L’invenzione di questa ballata è dovuta in gran parte a Filippo Bridel, benemerito compilatore del Conservatore elvetico.