Poesie (Campanella, 1915)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/82. Sonetto della fabbrica del mondo
Questo testo è completo. |
◄ | Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla - 81. Canzone della Prima Possanza | Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla - 83. Della possanza dell'uomo | ► |
82
Della Providenza
SONETTO
La fabbrica del mondo e di sue parti,
e di lor particelle e parti loro
gli usi accertati, il mirabil lavoro
pòn saggio autor buon senza fin provarti.
Poi gli abusi de’ bruti e di nostre arti,
de’ mali il gaudio e de’ buoni il martoro,
l’errar ciascun dal fine, a me ch’ignoro,
dicon che ’l Fabbro dal Rettor s’apparti.
Possanza, Senno, Amor, dunque, infinito
commette altrui il governo e si riposa:
dunque si invecchia o si fa negligente?
Ma un solo è Dio, da cui sará finito
tanto scompiglio, e la ragion nascosa
aperta, onde peccò cotanta gente.
Dice in questo mirabile sonetto, che la costruzione del mondo e delle parti e l’uso loro mostrano che sia Fattor loro un infinito Senno ottimo. Ma poi gli abusi de’ bruti e nostri, ecc., mostrano ch’altro ci governi men savio principe. E questo lo dice dubitando. E poi argomenta che non può essere. E conchiude che questi mali sono per qualche disegno di Dio, e che saranno da quello tolti, e levato l’argomento, donde pecca Epicuro e tanti filosofi e nazioni intere.