Poesie (Campanella, 1915)/Poesie postume/IV. Rime amorose/7. Sonetto nel quale si ringrazia Amor d'aver ferito con li suoi dardi l'amante
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Tommaso Campanella - Poesie (1622)
7. Sonetto nel quale si ringrazia Amor d'aver ferito con li suoi dardi l'amante
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Sonetto nel quale si ringrazia Amor d’aver ferito
con li suoi dardi l’amante
Qual grazia o qual destin alto ed eterno
mi scorse a rimirar quegli occhi, ond’io
ne meno l’alma in sì dolce desio,
che mal nel viver mio piú non discerno?
Passata la tempesta e l’aspro verno
di quei sospir, che giá doglioso e rio
fèrno un tempo mio stato, or, lieto e pio,
mi dona Amor nuovo piacer in terra.
Talché, o soave giorno, o cari strali,
che mosse la mia donna in mezzo al core,
quando prima ver’lei le luci apersi!
Oh, se mi desse il Ciel tanto favore,
che potessi mostrarvi, egri mortali,
a pieno il mio contento in dolci versi!