Poesie (Altoviti)/IV
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Bernardo Altoviti - Poesie (XVI secolo)
IV. Di Bernardo Altoviti per Volterra
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La nebbia, l’alterigia e’ pazzi inganni
t’han fatto divenir di magra secca,
povera, trista, e da’ tuo figli mecca,
4fatta covil d’alocchi e barbagianni.
Alban, Veienti, Numantin con gli anni
verrai, perché fortuna ti rimbecca,
pigli la gruccia omai la gamba stecca,
8e fa’ di tutti un carro a san Giovanni.
Penelope nell’aspettare Ulisse
fé e disfé tante volte il lavoro
11che gli apparve nel sol più d’uno eclisse;
Gianson, per acquistare il vèl dell’oro,
fece sì che Medea nel cor gli scrisse
14el modo da domare il brado toro.
Quel lauro ch’io adoro,
per l’eccelsa virtù che ’l ciel gli ha dato,
17el grifone e gli olimpi ha sogiogato.
Una Musa ho dallato,
che scrive versi come fé Carmenta:
20i’ gli do al vento, perch’Apollo il senta.