Poemetti italiani, vol. X/Memorie del Loya
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MEMORIE STORICHE
DI
In Torino, o come altri vogliono in Chieri1 verso il settimo lustro del cadente secolo trasse i natali Gaetano Loya. Compiuti i primi studj di umane lettere e di filosofia, tuttochè da Parenti destinato a correre l’intralciato arringo della Giurisprudenza sempre conservò per la più amena letteratura e specialmente per la poetica facoltà una passionata inclinazione nella quale vieppiù s’infiammò, nel viaggio da lui nell’età giovenile in compagnia del conte di S. Raffaele per l’Italia intrapreso, traendo dalla conoscenza che egli contrasse co’ più insigni Poeti Italiani del suo tempo nuove scintille di Poetico ardore.
Applicato all’Ufficio del Procuratore generale del Re venne in questo promosso alla cospicua carica di Sostituito, ma per motivo principalmente di cagionevole salute avendo egli dovuto rinunziarvi, decorato dalla Reale munificenza del ragguardevole titolo di Collaterale della Regia Camera, e gratificato di onorevole trattenimento, piucchè mai ardentemente si rivolse alle muse, per così dire si ridusse a conversare con esse.
Coltivò l’amicizia de’ più celebri Letterati Torinesi, e frequentava con assiduità le private adunanze della cultissima Letteraria Società che prese ad encomiare i Piemontesi illustri e molte memorie storiche colle stampe del Briolo ne publicò in cinque applauditi volumi.
Ebbe singolare intrinsechezza col valoroso Conte Durando di Villa personaggio quant’altri mai benemerito della Patria Letteratura e de’ Letterati, la di cui immatura morte non meno che la dispersione degli aurei suoi manoscritti come lo smembramento della copiosissima sua Biblioteca non puonno abbastanza deplorarsi da chiunque tiene in pregio il letterario lustro d’una Nazione. Nell’amenissima villeggiatura di questo splendidissimo Mecenate compose la maggior parte delle sue operette che docilmente sommetteva alla libera censura degli amici e sapea loro buon grado delle critiche osservazioni che loro occorresse di farvi sopra. Gravi e castigate ma per lo più di sacro argomento sono le poesie ch’egli vergò, fra le quali alcune videro la publica luce nel 1796 in un volumetto in ottavo dalle stampe di Nizza e dirette appunto al Conte Durando:
Nell’occasione delle nozze del Conte Anton Maria Durando figlio del prelodato publicò una parafrasi de’ libri di Giobbe, chè non tiene forse l’ultimo luogo fra le tante versioni che si hanno di quel sublime monumento di Ebraica Poesia.
Compianto da tutti i buoni per l’esimio candore dell’animo e per la soavità del più ingenuo costume compiè in età ancor vegeta e minore del duodecimo lustro la vitale carriera in Rivarolo, cospicua terra del Canavese, non senza speranza di sopravivere a se stesso nella ricordanza de’ posteri per le eleganti e moltiplici produzioni, di cui arricchì il nostro Parnaso.
C. V. M.
Note
- ↑ L’urgenza di consegnare alla stampa il foglio delle presenti Memorie, non ci lasciò campo a verificare la cosa; ma sicuramente nella Provincia di Torino nacque l’Autore di cui si tratta.