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Camera, e gratificato di onorevole trattenimento, piucchè mai ardentemente si rivolse alle muse, per così dire si ridusse a conversare con esse.

Coltivò l’amicizia de’ più celebri Letterati Torinesi, e frequentava con assiduità le private adunanze della cultissima Letteraria Società che prese ad encomiare i Piemontesi illustri e molte memorie storiche colle stampe del Briolo ne publicò in cinque applauditi volumi.

Ebbe singolare intrinsechezza col valoroso Conte Durando di Villa personaggio quant’altri mai benemerito della Patria Letteratura e de’ Letterati, la di cui immatura morte non meno che la dispersione degli aurei suoi manoscritti come lo smembramento della copiosissima sua Biblioteca non puonno abbastanza deplorarsi da chiunque tiene in pregio il letterario lustro d’una Nazione. Nell’amenissima villeggiatura di questo splendidissimo Mecenate compose la maggior parte delle sue operette che docilmente sommetteva alla libera censura degli amici e sapea loro buon grado delle critiche osservazioni che loro occorresse di farvi sopra. Gravi e castigate ma per lo più di sacro argomento sono le poesie ch’egli vergò, fra le quali alcune videro la publica luce nel 1796 in un volumetto in ottavo dalle stampe di Nizza e dirette appunto al Conte Durando:

Nell’occasione delle nozze del Conte Anton