Poema paradisiaco/Hortus Larvarum/L'ora

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Hortus Larvarum - Aprile Hortus Larvarum - Sopra un'aria antica
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L’ORA.

Passano l’ore. Tace
la stanza in una eguale
ombra. Voce non sale
da la via. Tutto è pace.

5Ella aspetta che l’Ora
giunga. Da più d’un giorno
ella aspetta il ritorno
fatale di quell’ora;

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da più d’un giorno aspetta
10la vita, ella che muore
sola. E passano l’ore,
passano l’ore. E aspetta!


Sola, tacita, senza
un gemito, che mai
15spera? Non altro omai,
forse, che la demenza.


Resta immobile, sotto
il peso d’un pensiero
unico. d’un pensiero
20assiduo, non rotto


da alcuna tregua, sia
pur breve. Non la tocca
altra cosa. La bocca
disse già: — Così sia. —


25E così sia. Bisogna
morire. Oggi? Domani?
Quando? Senza domani
è il giorno ch’ella sogna.

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Oh se Iddio l’ascoltasse!
30Ma non verrà quel giorno.
Oh se almeno, al ritorno
dell’Ora, le scoppiasse


il cuore! — Questo spera,
forse: non più la vita
35ma la morte, infinita-
mente più dolce. — O sfera,


corri! — E il suo sguardo segue
sul pallido quadrante
la sfera che l’amante
40non sazio, ne le tregue


del piacere, più volte
già con la man furtiva
tenne, mentre languiva
ella ne le sue sciolte


45chiome e non così lesto
era l’inganno ch’ella
di tra le nere anella
non travedesse il gesto.

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Prossima è l’ora. Tace
50la stanza in una eguale
ombra. Voce non sale
da la via. Tutto è pace.


Pendon ritratti oscuri
d’amiche morte da la
55Parete d’onde esala
quell’odore dei muri


vetusti, quell’odore
dei muri ove un tessuto
lentamente ha perduto,
60come un fiore, il colore


suo primo ed ha, se il sole
illumina, il sorriso
tenue ch’è in un viso
d’inferno. (Non si duole

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65forse un’anima in ogni
cosa?) E gli occhi soavi
dei ritratti son gravi
di sconosciuti sogni;


e lunghi, lunghi come
70le mandorle; e seguaci.
Chiuse le labbra ai baci,
chiuse per sempre al nome


ch’ebbero caro. — O donne
beate che non più
75amano, che non più
aspettano! L’insonne


ama, aspetta: da quanto? —
Vien l’Ora. Non si sente
alito. Vagamente
80il cembalo in un canto


luce; e sopra vi luce
una coppa ov’è un fiore
solo. Altro nel sopore
de la stanza non luce.

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85Tutto è silenzio. Tace
la stanza in una eguale
ombra. Voce non sale
da la via. Tutto è pace.

Oh Morte! L’Ora scocca,
90funebre. Ella morrà.
S’irrigidisce; ma
non mette da la bocca

grido. Il cuore le trema,
vivo!, per ogni fibra.
95Cupo il cembalo vibra
e a lungo. Par che gema.