Platone in Italia/III. Descrizione di Taranto
Questo testo è completo. |
◄ | II. Dello stesso | IV. Di Cleobolo | ► |
III
Descrizione di Taranto
[Forma della cittá — Il porto — Strade ed edifici — La vita di Falanto effigiata nel marmo nei portici del fòro.]
Taranto è piú vasta e piú popolata di Atene. Tra le cittá d’Italia e di Sicilia e la seconda dopo Siracusa: tra le cittá della Grecia sarebbe la prima.
Il perimetro della cittá rappresenta un triangolo che ha il suo vertice tra oriente e mezzogiorno: la base opposta è il solo lato che attacchi colla terra; gli altri due sono bagnati dal mare. Chi vien dall’Attica vede questo insinuarsi in uno stretto che divide Taranto dall’opposta Eobalia, e poscia, dilatandosi, formar uno de’ porti piú ampi e piú sicuri che si conoscano. In questo seno, dirimpetto a Taranto, si scarica il picciol fiume Galeso, che molti chiamano Eurota1.
Un’isola chiude l’entrata del porto, ed in essa vi è mia ròcca, la quale comunica colla cittá per mezzo di mi ponte. Altro ponte vi è pure in fondo del seno, ed unisce la cittá ad un promontorio della terra opposta: alla testa del ponte vi è una porta, per cui entrano tutti coloro che giungono a Taranto per la via di mare.
Quando tu sei sul ponte che unisce la ròcca alla cittá, ti si presentano avanti tre ampie strade, lungo le quali tu vedi, nel tempo istesso, i piú grandi edifici pubblici: da una parte il tempio di Ercole, il teatro, il tempio di Nettuno, il gran circo, il tempio di Mercurio; in mezzo è il fòro; dall’altra le terme ed il museo.
I capi d’opera delle belle arti abbondano in Taranto, come in Atene ed in Corinto: da per tutto pitture parlanti, statue animate, edifici ne’ quali vedi riunite la semplicitá, l’eleganza, la pompa.
Nearco mi condusse ad osservare i portici che sono nel fòro. Sono ripieni di scolture, che rappresentano la storia di Falanto. Diresti che ad esse non manca che la parola. Tu vedi in un angolo questo intrepido capo de’ parteni, che svela ai suoi compagni di sventura la risposta della Pitia, e li invita a togliersi una volta dall’ignominia e dalla miseria, conquistando le nuove sedi che Apollo avea loro promesse. In un altro angolo vedi Falanto ed i suoi compagni che sono sbattuti dalla tempesta sul lido de'messapi. L’oracolo avea lor detto che avrebbero ottenute le nuove sedi, ove fosse stato Falanto bagnato dall’acqua caduta dall’Etra a ciel sereno. La promessa era ambigua, e tali promesse non bastano agl’infelici scampati da un naufragio. Falanto si vede, oppresso dalla disperazione, seder a terra e posar il suo capo sulle ginocchia della moglie, che chiamavasi Etra. Etra piangeva e le sue lagrime bagnavano il capo di Falanto. Ecco l’oracolo adempito! Falanto ed i suoi prendon coraggio. Invian oratori agli antichi abitanti della regione, chiedendo loro asilo tranquillo e sicuro e poter coltivare quella terra che ad essi era soverchia. Gli antichi abitanti disprezzano un branco di miserabili, avanzo della tempesta. Vedi la battaglia, in cui il valor di Falanto vendica le offese fatte agli iddii ospitali. I messapi son vinti: di quei che salvaron la vita, una parte fu ridotta in servitú; un’altra fuggi e si riuni in Brindisi, ove fondò una nuova cittá. Qui Falanto è acclamatore, e compone i nuovi ordini della cittá nostra. Qui lo vedi fuggir nudo, perseguitato dall’invidia e dall’ingratitudine de’ suoi compagni. Egli si ricovra in Brindisi, presso quegli stessi messapi, a’ quali tanti danni avea cagionati. Ma il valore e la virtú son venerabili e sacri anche ai nemici. I brindisini vincon molte battaglie sotto la condotta di Falanto. Ma costui non poteva obbliare la sua patria, anche ingrata. Vedilo disteso sul letto della morte, che parla ai brindisini le ultime parole. Un oracolo segreto gli avea rivelato che i tarantini sarebbero invincibili finché ritenessero nel loro territorio le sue ceneri. Egli temeva che non rimanessero in una terra straniera, e non si rinnovasse tra li tarantini ed i brindisini ciocché era avvenuto tra gli spartani ed i messcni per le ceneri di Oreste. — O brindisini — disse egli, — se volete vincere eternamente i tarantini, udite ciò che a me han rivelato gli dèi. Quando io sarò morto, bruciate il mio cadavere e spargetene le ceneri sulla terra che coltivano i tarantini. Esse saranno in faccia agli dèi immortali eterno testimonio dell’ingratitudine de’ miei concittadini; e gli dèi non vedranno mai propizi una terra abitata da ingrati. — Cosí Falanto fu utile alla sua patria, anche morendo.
Tu vedi in queste storie la ragione per cui gli spartani chiamano i tarantini e figli di bagasce». Ma tutte le citta hanno le medesime origini: i loro fondatori sono o figli di numi o figli di bagasce. Tara, primo fondator di Taranto, si diceva figlio di Nettuno; Falanto, suo ristoratore, è chiamato figlio dell’amore: a creder mio, queste due tradizioni diverse indican la stessa cosa2
- ↑ POLIBIO, VIII. Questo nome egli lo ripete dalla colonia spartana. Era costume delle colonie dar a taluni siti della nuova patria i nomi che vi erano nell’antica. Virgilio ha tratto da tale costume uno de’ piú patetici tratti del suo poema.
- ↑ Tutti questi fatti sono, con alcune varietá poco importanti, narrati da STRABONE, VI; GIUSTINO, III, 4; PAUSANIA, in Phocicis. «Parteni» si chiamarono per ironia in Sparta quei che eran nati durante la prima guerra di Messenia. Siccome la guerra andava troppo in lungo (durò dieci anni) e gli uomini mancavano, cosí le donne spedirono al campo una deputazione a reclamare i diritti della futura generazione. I spartani intanto, dubbi tra il giuramento, che li obbligava a non abbandonare il campo prima della fine della guerra, e la giustizia de’ reclami delle loro donne, credettero poter salvare e l’uno e l’altra inviando in Sparta tutti quei giovani che ai trovavano al campo c per l’etá non avean potuto giurare. Questi furono i mariti universali. Ma, finita la guerra e ritornati gli spartani ai lorfocolari, non videro di buon occhio tanti figli adulterini. Quindi quella persecuzione che mosse i parteni a cercar nuove sedi. Falanto, loro capo, era figlio di quell’Arato, il quale era stato nel campo autor del consiglio.