Pensieri e giudizi/III/V
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | III - IV | III - VI | ► |
V.
settembre 1898.
Uomini devoti a un’Idea, disposti a perigliare per essa la vita e la libertà, ne produce ancora la terra: essi sono la falange sacra di ogni nazione, la speranza del consorzio civile, la consolazione della nostra specie. Ma di uomini che alla generosità dell’animo abbiano eguale la tenacia dei propositi e la purezza del costume, rari sono stati in ogni tempo gli esempi; e per questo più degno di ammirazione e di pianto è l’amico impareggiabile che abbiamo perduto.
Se il genio e la sapienza sono i fastigi dell’intelletto, la bontà è il fastigio del cuore: virtù modesta e sublime, più utile agli altri che a sè, anzi a sè stessa dannosa; ma ornamento fastoso dello stato umano, ma sostanza miglioratrice a cui principalmente è fidata la vittoria della pace e della fratellanza dei popoli.
E chi più di te, o Gioachino1, possedeva e praticava una sì feconda virtù?
L’anima tua soavissima ebbe del diamante la purezza e la solidità: tutta la tua vita fu una traccia luminosa di benefici. E quando la morte ti volle suo, tu, mitissimo eroe della bontà, respingendo con serena fermezza dal tuo capezzale coloro che tu sempre credesti ministri d’errore ed apostoli di menzogna, ti spegnesti placidamente com’eri vissuto, in un benigno sorriso.
Note
- ↑ Gioachino Paternò Castello dei principi di Biscari, patriota catanese, n. il 6 nov. 1827, m. il 28 sett. 1898. Di animo mite e generoso, profuse il resto del censo avito per la causa della libertà.