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68 | MARIO RAPISARDI |
la tempra adamantina del Cavallotti?); voce e protesta di popolo affamato di giustizia più che di pane, di popolo che non intende più tollerare il danno e l’oltraggio, ond’è da tanti anni cotidìanamente gratificato dagli inverniciatori officiali della putredine, dai rigattieri patentati della scienza e dell’arte, dai ricattatori bollati della stampa, dai bertoni della legge, dai grassatori e dagli stupratori della giustizia.
Quando un benefico temporale avrà dileguato i miasmi che ammorbano l’anima della nazione, ed il sole della giustizia risplenderà puro sulla coscienza rigenerata degl’Italiani, allora sarà compíta l’opera tua magnanima, o Cavallotti; allora sarà sciolto il voto che ora facciamo sulla tua fossa; allora rifulgerà intiera la tua vendetta e la tua gloria, o vittima generosa dell’Ideale, o paladino imperterrito e intemerato dell’onestà!
V.
settembre 1898.
Uomini devoti a un’Idea, disposti a perigliare per essa la vita e la libertà, ne produce ancora la terra: essi sono la falange sacra di ogni nazione, la speranza del consorzio civile, la consolazione della nostra specie. Ma di uomini che alla generosità dell’animo abbiano eguale la tenacia dei propositi e la purezza del costume, rari sono stati in ogni tempo gli esempi; e per que-