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maggio 1906.

Festeggiamo la gloriosa longevità dei nostri Atenei; ma non dimentichi la gioventù che, nella indeprecabile evoluzione della civiltà, la Scuola ha da sostituirsi alla Chiesa; la libertà all’intolleranza; il culto del Vero, del Buono e del Bello [p. 26 modifica]a la religione dell’assurdo, del tornaconto e della viltà.

Non più torre eburnea di aristocratiche speculazioni e sala di professionali schermaglie sarà l’Ateneo della nuova età; non dispensario di pillole enciclopediche e di indulgenze plenarie; non fabbrica di eruditonzoli e di mestieranti; non conciliabolo di bonzi ventosi e di norcini bollati, per cui la scienza e la letteratura, cristallizzate nelle vecchie formole, si fanno complici, prostitute e mezzane di tutti i poteri campati sul privilegio e su la menzogna.

Fonte di luce intellettuale e morale sarà l’Ateneo; palestra di nobili gare; vivaio di uomini liberi, aperto a tutte le correnti della civiltà; scuola vera di precursori, dalla quale uscirà la parola della vita nuova, la favilla vaticinata che apprenderà la fiamma purificatrice a tutte le ingombranti baracche dell’errore, dell’ingiustizia, della servitù!

Note

  1. Per il centenario dell’Università di Palermo.