Pensieri e discorsi/L'èra nuova/VI

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L'èra nuova - V L'èra nuova - VII
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VI.


Nel’èra, per dir così, illusiva, il poeta interpretava il fenomeno, ciò che gli appariva, con sue penetranti parole. Ecco. I pastori erano per le steppe. Il sole ogni mattina appariva all’orizzonte, ogni sera spariva dietro quello. Forse nelle notti era un dubbio del pensiero di quei primi, che però vegliavano e presero ad amare la luna che faceva le veci del sole. Ogni mattina il loro dubbio svaniva: ogni sera ricominciava. Come il sole che era sparito da una parte, poteva ricomparire dalla parte opposta?

Quello che ogni mattina sorgeva era dunque altro da quello che ogni sera calava. Ma era pure lo stesso. Era ben lontano da quei primitivi Orazio che pur disse al sole: aliusque et idem nasceris! Tant’è. La parola del poeta de’ primi tempi che rese in una formula memorabile le esperienze di mille e mille suoi [p. 119 modifica]compagni d’errore e di dubbio, risonò ben lontana! Ma insomma non si può esser sè ed altri. Il sole era uno, era sempre quello. Come dunque poteva trovarsi all’alba pronto ad alzarsi dal punto opposto a quello donde era disceso la sera? Nella notte certo viaggiava sur una conca, che doveva sprizzare raggi trascorrendo rapida l’oscurità dell’oceano che è sotto i nostri piedi...

Così pensava il pastore e s’addormentava. Il pastore dorme: è assente. Non trova più sè. Si trova in luoghi remoti, dove non è mai stato o dove certo non è. Egli è pur lì dove giace sopra le pelli delle sue pecore. Dunque in lui è qualcuno che va e viene, mentre un altro resta. Dunque è doppio. In vero, questo qualcuno che va e viene insensibilmente ma veramente, è qualcosa d’impalpabile, di nullo, come l’ombra che lo segue o lo precede o gli si sotterra sotto i piedi: come l’ombra, che esso vide, poniamo, al suo Capo, quella notte che errava, per la prateria, al lume della luna, e che andava e veniva con lui. E il Capo morì; cioè, si addormentò d’un sonno più lungo. Il qualcun altro ch’era in lui, e che era come l’ombra, come quell’alito che nelle giornate fredde di caccia vaporava visibile dalla sua bocca anelante, non torna ancora. Aspettiamo. Un giorno, una notte, ancora un giorno, ancora una notte. Si è smarrito. Non torna. Nascondiamo lui sotterra, e poniamo a lui vicini i suoi utensili necessari e gli oggetti suoi cari, perchè allo svegliarsi, ossia al ritorno, li trovi.