Pensieri e discorsi/Antonio Mordini in patria/V
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V.
Due anni dopo un papa pronunziava la parola del perdono, e poi benediceva l’Italia, e poi, volente o nolente, la sollevava tutta a una nuova crociata contro i barbari. Il popolo per la prima volta faceva sentire il suo ruggito, e in cinque giornate di combattimento, nel marzo del quarantotto, cacciava lo straniero da Milano. E il re Carlo Alberto — quegli da cui Mazzini aveva cominciata la sua guerra — tirato fuori delle sue dubbiezze dalla benedizione del papa e dalla gran voce del popolo, passava il Ticino. Egli da lunghi anni aspettava il suo astro: l’astro era di là; ma egli non lo vide scintillare che poco e breve, e poi oscurarsi tra le nuvole della sconfitta... Era l’astro d’Italia, e non doveva risplendere che sulla sua tomba. A mezzo l’anno seguente, l’Italia, che era tutta sobbalzata alla speranza e s’era avventata alla battaglia crociata, era tutta ricaduta, fuor che Roma e Venezia. E Venezia e Roma resistevano in nome di Dio e il Popolo. Tra il Popolo e Dio, nessun intermediario: nè re nè papa: repubblica. Cadevano anch’esse; con un immenso fulgor di gloria; ma cadevano: e tornavano papa, re, stranieri: come prima. E allora si ricominciò. Ma il quarantotto aveva dimostrato che per ottenere l’unità e indipendenza dell’Italia, c’era, forse, un altro mezzo, oltre quello, chiarissimo, di Mazzini, che consisteva nel detronizzare tutti i re: c’era quello di avere un re solo. E il re esisteva: era avvolto nel tricolore, sotto cui il suo padre era stato vinto: gli risplendeva sul capo la stella che aveva irraggiata la tomba di Carlo Alberto. E aveva accanto il genio di Cavour, e aveva un alleato, oltre l’Alpi. E quando venne l’ora, ed egli ascoltò le grida di dolore che salivano d’ogni parte d’Italia, e si fece primo soldato dell’indipendenza, tutti furono con lui, e il popolo gli disse: — Tutti! Eccoti Garibaldi. — E il popolo, ossia tutte le coscienze risvegliate da Mazzini, ossia tutte le volontà infiammate da Garibaldi, ora lo seguì, nei campi di battaglia di Lombardia e del Veneto; ora lo invitò a venire, con le rivoluzioni, nei ducati, in Toscana, Bologna e Romagna e Marche; ora lo precedè, nelle due Sicilie, ora lo punse e eccitò, come ad Aspromonte e Mentana, ora lo spinse, spinse i suoi ministri riluttanti se non lui, come nel settanta, a Roma!
E l’Italia è.