Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/913

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[p. 261 modifica] stato di società. Perché in quello di natura ciascuno provvede a ciascuno de’ suoi bisogni e presta a se medesimo quegli ufficii che gli occorrono, ma nella società ch’é fatta pel ben comune o ella non sussiste se non di nome ed è al tutto inutile che gli uomini si trovano insieme, ovvero conviene ch’essi si prestino uffizi scambievoli, e provvedano mutuamente a’ loro bisogni. Ma ciascuno a ciascun bisogno degli altri non può provvedere, ovvero sarebbe cosa ridicola, e inutile, che io, per esempio, pensassi intieramente a te, tu intieramente a me, potendo nello [p. 262 modifica]stesso modo viver separati, e far ciascuno per noi. Dunque segue la necessità delle diverse professioni e mestieri, alcuni necessari alla vita assolutamente, ovvero tali quali li avrebbe esercitati l’individuo anche nella condizione naturale; altri non necessari, ma derivati appoco appoco dalla società e conducenti ai comodi e vantaggi che si godono (o si pretende godere) nella vita sociale, e intendo anche quei comodi primi primi, che ora passano per necessità; altri finalmente resi effettivamente necessari dalla stessa società come sono i mestieri che provvedono a cose divenuteci indispensabili per l’assuefazione, quello di chi insegna, quello massimamente di chi provvede alle cose pubbliche e veglia al bene e all’esistenza precisa di essa società; quello delle persone che difendono il buono dal cattivo (giacché, nata