<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/869&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712204616</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/869&oldid=-20130712204616
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 869 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 230modifica] no, ora piú, ora meno, ora attivissime, ora cosí sepolte nel fondo dell’animo da non lasciarsi scoprire nemmeno ai filosofi (come per esempio la sensibilità odierna negli antichi, e peggio ne’ primitivi, la ragione ec. ec.), hanno diversificato la faccia del mondo in maniera infinita, e in moltissime guise. Domando io se questi italiani d’oggi sono o paiono i medesimi che gli antichi; se il secolo presente si rassomiglia a quello delle guerre persiane, o peggio, della troiana. Domando se i selvaggi si rassomigliano ai francesi, se Adamo ci riconoscerebbe per uomini e suoi discendenti ec. Ridicola se non vuole significare fuorché questo, che l’uomo fu sempre composto degli stessi elementi e fisici e morali in tutti i tempi, ma elementi diversamente sviluppati e combinati, come i fisici, cosí i morali. Cosa che tutti sanno. Le qualità essenziali non sono [p. 231modifica]mutate né mutabili dal principio della natura in poi in nessuna creatura, bensí le accidentali e queste per la diversa disposizione delle essenziali, che partorisce una diversità