Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/827

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[p. 207 modifica] nella posterità, quel riguardare, quel proporsi per fine delle azioni, dei desiderii, delle speranze nostre la lode ec. di coloro che verranno dopo di noi. L’uomo da principio desidera il piacer della gloria nella sua vita, cioè presso a’ contemporanei. Ottenutala, anche interissima e somma, sperimentato che questo che si credeva piacere non solo è inferiore alla speranza (quando anche la gloria in effetto fosse stata maggiore della speranza) ma non piacere; e trovatosi non solo non soddisfatto, ma come non avendo ottenuto nulla e come se il suo fine restasse ancora da conseguire (cioè il piacere infatti [p. 208 modifica]non ottenuto, perché non è mai se non futuro, non mai presente); allora l’animo suo erigens se quasi fuor di questa vita, posteritatem respicit, come che dopo morte tum denique victurus sit, cioè debba conseguire il fine, il complemento essenziale della vita, che è la felicità, vale a dire il piacere, non conseguito ancora e già troppo evidentemente non conseguibile da lui in questa vita; allora la speranza del piacere, non avendo