<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/726&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712204009</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/726&oldid=-20130712204009
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 726 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 152modifica] e cosí ha realizzata e confermata la sua infelicità; inoltre, dopo ch’egli ha conosciuto se stesso e le cose tanto piú addentro che non doveva, e dopo che il mondo è [p. 153modifica]divenuto filosofo, l’immaginazione veramente forte, verde, feconda, creatrice, fruttuosa, non è piú propria se non de’ fanciulli, o al piú de’ poco esperti e poco istruiti, che son fuori del nostro caso. L’animo del poeta o scrittore, ancorché nato pieno di entusiasmo di genio e di fantasia, non si piega piú alla creazaone delle immagini se non di mala voglia e contro la sottentrata o vogliamo dire la rinnuovata natura sua. Quando vi si pieghi, vi si piega ex instituto, ἐπιτηδὲς, per forza di volontà, non d’inclinazione, per forza estrinseca alla facoltà immaginativa e non intima sua. La forza di un tal animo ogni volta che si abbandona all’entusiasmo (il che non è piú cosí frequente) si rivolge all’affetto,