Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/612
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ragione in quei tempi) consideravano la società e l’esempio come naturalmente capace di stimolare alla virtú, e di rendere virtuoso anche chi non lo fosse; e insomma il buono e la società non solo non parevano incompatibili, ma cose naturalmente amiche e compagne (4 febbraio 1821).
* Alla p. 535, fine. Cosí anche il piacere della speranza non è mai piacere presente, nemmeno in quanto speranza; cioè l’atto del piacere della speranza cammina in quel medesimo modo che ho notato nell’atto del piacere presente o della rimembranza o considerazione del piacere passato (5 febbraio 1821).
* Non è veramente furbo chi non teme, o presume e confida con certezza, di non poter essere ingannato, trappolato ec., perché non conosce dunque e non apprezza a dovere le forze della sua stessa furberia.
E per la stessa ragione non è sommo in veruna professione chi non è modesto; e la modestia, e lo stimarsi da non molto, e il credere intimamente e sinceramente di non aver conseguito tutto quel merito che si potrebbe e dovrebbe conseguire, questi, dico, sono segni e