Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/532

Pagina 532

../531 ../533 IncludiIntestazione 10 novembre 2012 100% Da definire

531 533


[p. 46 modifica] parte e radice dell’animo e del cuor nostro, alla quale penetrano e arrivano e la quale scuotono e invadono le sensazioni fanciullesche o primitive e in ispecie il detto timore (20 gennaio 1821). Vedi p. 535, capoverso 1.


*   Quid dulcius quam habere, quicum omnia audeas sic loqui ut tecum? Quis esset tantus fructus in prosperis rebus, nisi haberes, qui illis aeque ac tu ipse gauderet? Cicerone, Laelius sive de amicitia, cap. 6 (20 gennaio 1821).


*    Il piacere umano (cosí probabilmente quello di ogni essere vivente in quell’ordine di cose che noi conosciamo) si può dire ch’é sempre futuro, non è se non futuro, consiste solamente nel futuro. L’atto proprio del piacere non si dà. Io spero un piacere, e questa speranza in moltissimi casi si chiama piacere. Io ho provato un piacere, ho avuto una buona ventura: questo non è piacevole se non perché ci dà una [p. 47 modifica]buona idea del futuro; ci fa sperare qualche godimento piú o meno grande; ci apre un nuovo campo di speranze, ci persuade di poter godere, ci fa conoscere la possibilità di arrivare a certi desideri; ci mette