Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4285
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distanti per origine e per proprietà dal latino, sulla ortografia del quale tutte, malgrado di ogni repugnanza, furono architettate.
Le contrazioni greche (sí quelle in uso ne’ vari dialetti, e sí quelle attiche, e passate nel greco comune) non sono che modi di pronunziare certi dittonghi o trittonghi ec., come appunto in francese au, ai ec. che si pronunziano o, e ec.; in inglese ea, ee ec. che si pronunziano i, e ec. ec. Cosí in greco εα si contrae, cioè si pronunzia η; εο si pronunzia ου; οο, ου; αε, ᾳ; εω, ω ec. ec. Ma non per questo i greci pronunziando (cioè contraendo) η scrivevano εα ec., benché questa seconda fosse la pronunzia e la scrittura regolare; ma scrivevano η come pronunziavano. E non solo il greco comune, ma ciascun dialetto con tutte le irregolarità e idiotismi di pronunzia, si scriveva come si pronunziava. Perché in francese, in inglese ec. (i quali anticamente e regolarmente pronunziarono certo au, ai, ea, ee ec. come ora scrivono) non si scrivono i dittonghi ec. come si pronunziano? (Firenze, 1 luglio 1827).
* Successus participio da succedo. Vedi Cic., Ep. ad. fam., l. XVI, ep. 21.
* «Avvengaché tra gli scrittori che io ho visti, non si trovi in maniera alcuna chi altrimenti (ridondante) costui si fosse». Giambullari, Istoria dell’Europa, lib. VII, principio, Pisa, Capurro, 1822, t. II, p. 173.
* «Sull’orlo d’un laghetto, ch’era vicino a certe balze sopra le coste di Agnano, stavano una testuggine, e due altri uccelli pur d’acqua». Firenzuola, Discorsi degli animali (Firenze, 1 luglio 1827).
* L’amore e la stima che un letterato porta alla letteratura, o uno scienziato alla sua scienza, sono il piú delle volte in ragione inversa dell’amore e della stima che il letterato o lo scienziato porta a se stesso (Firenze, 5 luglio 1827).