Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4269
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in tal genere, se le stampe d’Inghilterra, quelle eziandio de’ piú passeggeri pamphlets, non vi mostrassero una perfezione molto maggiore. Guardate poi lo stile di tali opere, cosí stampate, il quale a prima giunta vi parrebbe che dovesse esser cosa di gran valore, di grande squisitezza, condotta con grand’arte e studio. Disgraziatamente l’arte e lo studio son cose oramai ignote e sbandite dalla professione di scriver libri. Lo stile non è piú oggetto di pensiero alcuno. Paragonate ora e le stampe dei secoli passati, e gli stili di quei libri cosí modestamente, cosí umilmente, e spesso (vilmente, abbiettamente) poveramente impressi; colle stampe e gli stili moderni. Il risultato di questa comparazione sarà che gli stili antichi e le stampe moderne paion fatte per la posterità e per l’eternità; gli stili moderni e le stampe antiche, per il momento, e quasi per il bisogno (anche le stampe italiane d’oggi, benché non possano sostenere il paragone delle francesi e inglesi, non temono però quello di tutte l’altre, anzi sono sicure di uscirne vittoriose; e molte stampe italiane che oggi non paiono piú che ordinarie, sarebbono parute splendide nel secolo passato, magnifiche e principesche nei precedenti).
Noi però abbiamo buonissima ragione di non porre piú che tanto studio intorno allo stile dei libri, atteso la brevità della vita che essi in ogni modo (non ostante la bontà della stampa) sono per avere. Se mai fu chimerica la speranza dell’immortalità, essa lo è oggi per gli scrittori. Troppa è la copia dei libri o buoni o cattivi o mediocri che escono ogni giorno, e che per necessità fanno dimenticare quelli del giorno innanzi, sian pure eccellenti. Tutti i posti dell’immortalità in questo genere, sono già occupati. Gli antichi classici, voglio dire, conserveranno quella che hanno acquistata, o almeno è credibile che non morranno cosí tosto. Ma acquistarla ora, accrescere il numero degl’immortali; oh questo io non credo che sia piú possibile.