Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4253

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[p. 192 modifica] Noi siamo effettivamente partiti dalla supposizione assoluta e gratuita di questa impossibilità per provare l’esistenza dello spirito. Sarebbe infinito il rilevare tutte le assurdità e i ragionamenti, le contraddizioni al nostro medesimo usato metodo e andamento di discorrere che si sono dovuti fare per ragionare sopra questa supposta sostanza e per arrivare alla conclusione della sua esistenza. Qui davvero che il povero intelletto umano si è portato da fanciullo quanto mai in alcuna cosa. E pur la verità gli era innanzi agli occhi. Il fatto gli diceva: la materia pensa e sente; perché tu vedi al mondo cose che pensano e sentono, e tu non conosci cose che non sieno [p. 193 modifica]materia; non conosci al mondo, anzi per qualunque sforzo non puoi concepire, altro che materia. Ma non conoscendo il come la materia pensasse e sentisse, ha negato alla materia questo potere, e ha spiegato poi chiarissimamente e compreso benissimo il fenomeno, attribuendolo allo spirito: il che è una parola, senza idea possibile: o vogliam dire un’idea meramente negativa e privativa, e però non idea; come non è idea il niente, o un corpo che non sia largo né profondo né lungo,1 e simili immaginazioni della lingua piuttosto che del pensiero.

Che se noi abbiamo conchiuso non poter la materia pensare e sentire, perché le altre cose materiali, fuori dell’uomo e delle bestie, non pensano né sentono (o almeno cosí crediamo noi); per simil ragione avremmo dovuto dire che gli effetti della elasticità non possono esser della materia, perché solo i corpi elastici sono atti a farli, e gli altri no; e cosí discorretela (9 marzo 1827, secondo venerdí di marzo).


*    Il bambino, quasi appena nato, farà de' moti, per li quali si potrebbe intender benissimo che egli conosce l’esistenza della forza di gravità dei corpi, in conseguenza della qual cognizione egli agisce. Cosí di moltissime altre cognizioni fisiche che tutti gli uomini hanno, e che il bambino manifesta quasi

Note

  1. Vedi p. 4256, fine.