Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4251
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fuorché a procurare la piú perfetta, la piú squisita, la maggior possibile, la piú singolare chiarezza. Questa dote non si osserva negli altri autori che l’hanno, se non in quanto nel leggerli non si patisce, vale a dir non si sentono impedimenti e difficoltà. In Isocrate ella si osserva, perché non solo non si patisce leggendolo, ma per essa si prova un certo piacere. Negli altri ella è qualità negativa, in questo è positiva; ha un certo senso, un sapore proprio. Quel piacere che dà in molti autori una temperata difficoltà che si prova leggendoli, e superando facilmente quella difficoltà ad ogni passo, quel medesimo dà nel leggere Isocrate la somma e straordinaria facilità. Par di sentirvi quel gusto che si prova quando in buona disposizione di corpo e volontà di far moto si cammina speditamente per una strada, non pur piana, ma lastricata. Io non credo che si trovi autor cosí chiaro e facile in alcuna altra lingua, come è Isocrate (e certo senza compagni) nella greca. Esso è facilissimo anche ai principianti in quella lingua, che è pur la piú difficile (se non prevale in ciò la tedesca) di tutte le lingue del mondo. Tanto piú mirabile in questo, quanto che si sa bene con quanto studio Isocrate cercasse gli altri pregi della dicitura, e soprattutto fuggisse il concorso delle vocali (il che egli ha fatto effettivamente e conseguito quasi da per tutto ed interamente); difficoltà certo grandissima, ed inceppamento; come ognun vedrebbe provandovisi; il quale però non ha punto impedito quella maravigliosa facilità (7 marzo, mercordí di quattro tempora, 1827).
* Grispignolo. Lappa-lappula latino, lappola italiano.
* Parrebbe che secondo ogni ragione, secondo l’andamento naturale dell’intelletto e del discorso, noi avessimo dovuto dire e tenere per indubitato, la materia può pensare, la materia pensa e sente. Se io non conoscessi alcun corpo elastico, forse io direi: la materia non può, in dispetto della sua gravità, muoversi in tale o tal