Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4129

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[p. 53 modifica] la somma e intensità del suo piacere. Dunque la natura, la esistenza non ha in niun modo per fine il piacere né la felicità degli animali; piuttosto al contrario; ma ciò non toglie che ogni animale abbia di sua natura per necessario, perpetuo e solo suo fine il suo piacere, e la sua felicità, e cosí ciascuna specie presa insieme, e cosí la università dei viventi. Contraddizione evidente e innegabile nell’ordine delle cose e nel modo della esistenza, contraddizione spaventevole; ma non perciò men vera: misterio grande, da non potersi mai spiegare, se non negando (giusta il mio sistema) ogni verità o falsità assoluta, e rinunziando in certo modo anche al principio di cognizione, non potest idem simul esse et non esse. Un’altra contraddizione, o in altro modo considerata, in questo essere gli animali necessariamente e regolarmente e per natura loro e per natura universale, infelici (essere — infelicità, cose contraddittorie), si è da me dichiarata altrove.

Del resto l’argomento di Volney vale egualmente contro quello che egli dice essere le but immédiat et direct de la nature (intenderà, credo, la natura dell’uomo), cioè la conservation de soi-même, (negando espressamente che le bonheur sia le but immédiat et direct de la nature, bensí un objet de luxe, surajouté à l’objet nécessaire et fondamental de la conservation). Poiché dato ancora, che è falsissimo, che la propria conservazione sia l’oggetto immediato e necessario della natura dell’animale, certo essa non lo è della natura universale, né di quella degli altri animali rispetto a ciascuno di loro (il che dee servire anche per il detto