[p. 147 modifica] dire, e con piena sincerità e persuasione, io provo un piacere, ancorché menomo, quantunque tutti dicono io n’ho provato e proverò; quanto è impossibile che alcun dica di cuore io son felice, o Beato me, quando però tutti dicono beato il tale o il tal altro, e io sarei felice se mi trovassi tale o tale, e beato me se ottenessi tale o tal cosa, e se fosse questo o questo. E le cagioni percui sono impossibili parimente le due cose sopraddette, sono appresso a poco le stesse. E come il non esser niuno che dica me beato, dimostra che tutti s’ingannano quelli che dicono beato te o lui, e io sarei beato in tale o tal caso (e tutti gli uomini cosí parlano e parleranno sempre e di cuore); cosí il non esser chi dica di vero animo io provo piacere presentemente, dimostra che niuno provò né proverà mai piacere alcuno, benché tutti si pensino e moltissimi affermino con sentimento di verità di averne provato e di averne a provare (21 ottobre 1823).