<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3527&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925103624</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3527&oldid=-20150925103624
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3527 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 6modifica] che l’uomo procura di fare dando segni straordinari d’allegrezza in tali occasioni, ingannar se stesso dimostrandosi di non aver nulla a temere, perocch’ei fa cose contrarie a quelle che il timore propriamente e immediatamente suol cagionare. Affine di non temere l’uomo procura di persuadersi ch’ei non teme, ond’ei possa dedurre che non v’è ragion sufficiente o necessaria di timore. Egli è un effetto molto ordinario di questa passione il muover l’uomo a cose contrarie a quelle a che immediatamente ella il moverebbe, ma e [p. 7modifica]quelle e queste sono ugualmente effetti di vero timore. E quelle sono in gran parte, o sotto un certo aspetto, finte, queste veraci. Il timore muove l’uomo a far quasi una pantomima appresso se stesso. Per questo nelle solitudini e fra le tenebre e in luoghi, cammini, occasioni pericolose o che tali paiono, è uso naturale dell’uomo il cantare, non tanto ad effetto di figurarsi e fingersi una compagnia, o di farsi compagnia (come si dice) da se stesso; quanto perché il cantare par proprio onninamente di chi non teme; appunto perciò chi teme canta (vedi a tal