[p. 409 modifica] a sentire e prevedere la febbre divorante e consuntiva della ragione e della filosofia; la distruzione di tutto il bello il buono il grande, e di tutta la vita; l’opera micidiale e le stragi di quella ragione e filosofia che aveva avuto il primo impulso e cominciò la sua trista devastazione in Germania, patria del pensiero, come la chiama la Staël, non inducendo gli uomini da principio se non ad esaminar la religione e negarne alcuni punti, per poi condurli alla scoperta di tutte le verità piú dannose e all’abbandono di tutti gli errori piú vitali e necessari. I lumi cagionati dal risorgimento delle lettere erano appunto allora giunti a quel grado che bastava per cominciare l’infelicità e il tormento di un popolo, al quale la natura era stata meno larga dei mezzi di felicità, che sono l’immaginazione ricca e varia e le illusioni. Ne avevano naturalmente quanto bastava (e cosí gl’inglesi ai tempi di Ossian, come gli stessi germani ai tempi de’ bardi e di Tacito), ma non tanti né tanto forti da resistere ai lumi cosí lungamente, come i paesi meridionali e, soprattutto, la Spagna e l’Italia, dove anche oggidí si vive poco, è vero, perché manca il corpo e il pascolo materiale e sociale delle illusioni, ma si pensa anche ben poco (23 novembre 1820). La Spagna s’é trovata finora nello stesso caso. Il suo clima e la situazione geografica e il governo ec.