<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3223&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170112101204</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3223&oldid=-20170112101204
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3223 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 255modifica] la natura; anzi lasciata affatto questa, che aveva ad essere l’unico suo modello, non altro modello riconobbe e adoperò che le sue proprie regole, e su d’esso modello gittò mille assurde e mostruose o misere e grette opere; laonde abbandonato l’officio suo, ch’é il sopraddetto, sommamente stravolse e perdè, o per una o per altra parte, di quell’effetto che a lei propriamente ed essenzialmente si convenia di produrre e di proccurare; cosí l’arte musica, nata per abbellire, innovare decentemente e variare e per tal modo moltiplicare; [p. 256modifica]moltiplicare; ordinare, regolare, simmetrizzare o proporzionare, adornare, nobilitare, perfezionare insomma le melodie popolari e generalmente note e a tutti gli orecchi domestiche; com’ella ebbe assai regole e principii, e d’altronde s’invaghí soverchiamente della novità e dell’ambiziosa creazione e invenzione, non mirò piú che a se stessa, e lasciando di pigliare in mano le melodie popolari per su di esse esercitarsi e farne sua materia, come doveva per proprio istituto; si rivolse alle sue regole, e su questo modello, senz’altro, gittò le sue composizioni