<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3221&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20170112100935</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3221&oldid=-20170112100935
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3221 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 254modifica] melodia nuova, e nel tempo medesimo, per essere in verità assuefatti a quelle tali succcessioni di tuoni, sentano al primo tratto ch’ella è melodia. Il qual effetto, proprio, anzi solo proprio della vera vera musica, e solo grande, solo vivo, solo universale, non altrimenti si ottiene che coll’adornare, abbellire, giudiziosamente e fino al debito segno variare, nobilitare, per dir cosí, nuovamente fra loro congiungere e disporre, presentare sotto un nuovo aspetto le melodie assolutamente e formalmente popolari, e tolte dal volgo, e le varie e sparse forme di successioni di note, che gli orecchi generalmente conoscono, e vi sono assuefatti. Non altrimenti che il poeta, l’arte del quale non consiste già principalmente nell’inventar cose affatto ignote [p. 255modifica]e strane e a tutti inaudite, o nello sceglier le cose meno divulgate, anzi ciò facendo egli piú tosto pecca e perde e toglie all’effetto della poesia, di quel che gli aggiunga; ma l’arte sua è di scegliere tra le cose note le piú belle, nuovamente e armoniosamente, cioè fra loro convenientemente, disporre