[p. 225 modifica] stessi. E senza fallo la potenza ottomana si manteneva ancora a quel tempo nell'opinione di conquistatrice appresso gli altri, e il gabinetto ottomano conservava ancora le intenzioni e i progetti di conquistatori. Né poteva essere spenta la memoria e il terrore di quando, non piú che un secolo addietro, quella nazione tartara, dopo le tante imprese e conquiste e progressi fatti per sí lungo tempo nell'Asia, presa Costantinopoli, antichissima sede del greco impero, e distrutto l’ultimo avanzo della potenza romana, aveva finalmente piantato nell’Europa risorgente alla civiltà, un trono barbaro, una lingua e un popolo asiatico (cosa fino allora, per quanto si stende la ricordanza delle storie, non piú veduta), oltre una religione diversa dalla cristiana (cosa pur non veduta in Europa da’ tempi pagani in poi, eccetto i mori di Spagna, i quali si debbono eccettuare anche sotto i rispetti detti di sopra); ed aveva imposto il giogo della schiavitú orientale alla piú colta nazione che fosse in quei tempi, come apparve dai tanti esuli, secondo quel tempo, dottissimi, che, fuggendo la turca tirannide, si erano sparsi per le altre parti d’Europa, portando i greci codici e la greca letteratura, e rendendo comune e proprio di quel secolo, piú che d’ogni altro, lo studio ed anche l’uso della greca lingua nelle scuole e fra’ letterati d’Italia, di Francia e di Germania, ed aiutando universalmente il progresso delle rinate lettere. Spettacolo veramente terribile, la cui impressione non poteva nel seguente secolo essere spenta, né si poteva ancora