<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3093&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20161204090007</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3093&oldid=-20161204090007
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3093 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 180modifica] l’idea ch’egli si formerebbe della bellezza umana visibile non uscirebbe delle proporzioni e delle qualità ch’egli avrebbe osservate in quella tal forma, e sarebbe lontanissima, e talvolta contrarissima, all’idea che si formerebbe un altro che si trovasse nella stessa circostanza rispetto a un’altra [p. 181modifica]maniera di forme. Al quale la bellezza immaginata e riconosciuta da quel primo parrebbe vera bruttezza, o composta di qualità ch’egli, se non altro in parte, giudicherebbe onninamente brutte e sconvenienti, perché diverse o contrarie a quelle ch’egli sarebbe assuefatto a vedere. Un agricoltore il quale non avesse mai veduto forme cittadine, crediamo noi che si formerebbe della bellezza un’idea conforme o simile a quella de’ cittadini? anzi non contraria affatto in molte parti essenziali? Un popolo di calzolai concepirebbe la bella forma dell’uomo tozzotta, di spalle larghe e grosse, gambe sottili e ripiegate all’indentro, braccia quasi piú grosse delle gambe ec.