Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2810
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | 2809 | 2811 | ► |
cagione, accagionare: l’usa dico in questa frase avverbiale causando che, cioè atteso che, poichè. Il qual significato di causare e il qual modo avverbiale non è notato dalla Crusca, ma trovasi pure usato da Lorenzo de' Medici nella famosa lettera a Giovanni de’ Medici cardinale suo figliuolo, poi Papa Leone X, verso il fine, dove però nella raccolta di Prose, stampata in Torino, 1753, vol. II, p. 782, trovo cagionando che per causando che, che sta nelle Lettere di diversi eccellentissimi huomini, raccolte dal Dolce, Venezia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari et fratelli, 1554, p. 303, e nelle Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni, stampate da Paolo Manuzio in Venezia, 1544, carte 6, p. 2 (in ogni modo anche la frase avverbiale cagionando che manca nella Crusca). Nelle Lettere di XIII Huomini illustri, Venezia, per Comin da Trino di Monferrato, 1561, p. 485, trovo pensando che. Vedi il Magnifico di Roscoe, dove quella lettera è riportata.
Del resto, il verbo accuso o accudo o cudo-cusus semplice ha il suo continuativo o frequentativo accusito ''accu-'sito (23 giugno 1823). Se accuso è quasi accauso, tanto e tanto è da notare questo continuativo, che sarà quasi accausito, dal participio accausatus.