<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2726&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151206174650</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2726&oldid=-20151206174650
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2726 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 398modifica] è giunto a riconoscere e sentire ne’ grandi maestri, arte difficilissima ad acquistare e che non viene già dietro per [p. 399modifica]nessun modo da se alla scienza dello stile; bensí la suppone, e perfettissima, ma questa scienza può stare e sta spessissimo senza l’arte. Ora gli scienziati che fino da fanciulli hanno sempre avuta tutta la loro mente e tutto il loro amore a studi diversissimi e lontanissimi da questi, come può mai essere che mettendosi a scrivere, scrivano bene, se per far questo si richiede un’arte tutta propria della cosa e che domanda tutto l’uomo e tanti studi, esercizi, e fatiche? E come si può presumere che gli scienziati si assoggettino a questi studi e fatiche, non avendoci amore alcuno, ed essendo tutti occupati e pieni di assuefazioni ripugnanti a queste, e mancando loro assolutamente il tempo necessario per un’arte che domanda piú tempo d’ogni altra? Oltre di ciò i piú perfetti possessori di quest’arte, dopo le