<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2724&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151207190058</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2724&oldid=-20151207190058
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2724 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 397modifica] anzi nel momento ch’ella cominciavasi a perfezionare, come fece il Bembo, il quale volea che questo cominciamento fosse il toglierle la facoltà di crescer mai [p. 398modifica]piú, e ’l ristringerla al solo Petrarca e al solo Boccaccio. Lo stesso contrasto fecero al tempo di Cicerone e d’Orazio, cioè nel secolo d’oro della lingua latina, nel quale ella si perfezionava, e fino al quale non fu certamente perfetta. Ma la pedanteria nasce presto e gli uomini impotenti presto, anzi subito, credono e vogliono che sia perfetto e che non si possa né si debba oltrepassare né accrescere quel tanto, piú o manco, di buono ch’è stato fatto, per dispensarsi dall’oltrepassarlo ed accrescerlo, e perch’essi non si sentono capaci di farlo (25 maggio 1823). E come pochissimo ci vuole a superare l’abilità degli uomini da nulla, cosí pochissimo artifizio e pochissima bontà basta a fare ch’essi la credano insuperabile, qual è veramente per loro, ancorché piccolissima. Oltre che