<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2584&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20151205202132</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2584&oldid=-20151205202132
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2584 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 318modifica] Lascio che quando gli animi erano piú grandi, tanto meglio erano disposti a godere della vita, la quale in quei tempi non mancava, e di tanto maggior vita erano capaci, e quindi di tanto maggior godimento; e perciò ancora era da riputarsi a vera fortuna e privilegio della natura il nascer grand’uomo, e s’aveva a considerare come un effettivo e realizzabilissimo mezzo di felicità: all’opposto di quello che oggi interviene (26 luglio, dí di S. Anna, 1822). [p. 319modifica]* Nelle parole si chiudono e quasi si legano le idee come negli anelli le gemme, anzi s’incarnano come l’anima nel corpo, facendo seco loro come una persona, in modo che le idee sono inseparabili dalle parole, e divise non sono piú quelle, sfuggono all’intelletto e alla concezione, e non si ravvisano, come accadrebbe all’animo nostro disgiunto dal corpo (27 luglio 1822).