<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2562&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150907140116</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2562&oldid=-20150907140116
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2562 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 307modifica] discosterà poco da quella, e in somma la misura della grandezza sarà sempre per voi una qualità distintiva di quella specie d’animali, e pigliandola a un dipresso (tanto piú a un dipresso quanto la loro grandezza specifica è maggiore assolutamente) non t’ingannerà mai. Poniamo anche caso che d’una specie [p. 308modifica]tu non abbia veduto se non un solo individuo e che questo sia l’estremo o della grandezza o della piccolezza della specie. Ancorché tu ti formi l’idea della grandezza di quella specie sopra quel solo individuo, vedendone poi degli altri, non ti trovi ingannato gran cosa, né sproporzionatamente lontano dalla tua idea, né per causa della differente grandezza (purché siano in fatto della medesima specie), ti accade di non riconoscerli per individui di quella tale specie o di dubitare che non lo sieno. E ciò quando anche fossero gli estremi contrari del primo individuo da te veduto.