[p. 325 modifica] lineette, e punti ammirativi doppi, tripli, ec. Tutto il Corsaro di Lord Byron (parlo della traduzione, non so del testo né delle altre sue opere) è tramezzato di lineette non solo tra periodo e periodo, ma tra frase e frase, anzi spessissimo la stessa frase è spezzata e il sostantivo è diviso dall’aggettivo con queste lineette (poco manca che le stesse parole non siano cosí divise), le quali ci dicono a ogni tratto come il ciarlatano che fa veder qualche bella cosa; Fate attenzione, avvertite che questo che viene è un bel pezzo, osservate questo epiteto ch’é notabile, fermatevi sopra questa espressione, ponete mente a questa immagine ec. ec., cosa che fa dispetto al lettore; il quale quanto piú si vede obbligato a fare avvertenza tanto piú vorrebbe trascurare, e quanto piú quella cosa gli si dà per bella tanto piú desidera di trovarla brutta, e finalmente non fa nessun caso di quella segnatura, e legge alla distesa, come non ci fosse. Lascio l’incredibile, continuo e manifestissimo stento con cui il povero Lord suda e si affatica perché ogni minima frase, ogni minimo aggiunto sia originale e nuovo, e non ci sia cosa tanti milioni di volte detta, ch’egli non la ridica in un altro modo; affettazione piú chiara del sole, che disgusta eccessivamente e oltracciò stanca per l’uniformità e per la continua fatica dell’intelletto necessaria a capire quella studiatissima oscurissima e perenne originalità (25 agosto 1820).