<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2119&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127121455</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2119&oldid=-20141127121455
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2119 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 61modifica] in ordine ai verbi formati dal participio in us di altri verbi, col troncamento dell’us e la semplice aggiunta dell’are nell’infinito, verbi ch’io chiamo continuativi, si è di non avere osservato che questa tal formazione (ch’essi non potevano non conoscere, sebbene non so se l’abbiano mai avvertita e specificata distintamente e secondo le sue regole e qualità) avesse una forza e un fine e un valore proprio, distinto, speciale, assegnato, determinato, particolare; e l’aver creduto ora che fossero frequentativi come quelli in itare, senza veruna differenza, quasi la diversità della formazione fra questi e quelli fosse o casuale o arbitraria o [p. 62modifica]insomma di nessun conto; ora che fossero contratti o in qualunque modo derivati dai verbi in itare e stessero insomma in vece loro (onde tanto fosse ductare quanto ductitare, e cosí di tutti gli altri verbi in solo are, che hanno per compagni