<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2066&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141011165814</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2066&oldid=-20141011165814
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2066 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 34modifica] in tutto da quest’uso, doveva per necessità cambiar presto di faccia, come [p. 35modifica]ho predetto alla francese, e l’evento della lingua e letteratura latina conferma la mia predizione. E le circostanze avendo portato che gli scrittori che succedettero al secolo di Cicerone e di Augusto non fossero gran cosa, perciò noi (come quelli che in quei tempi furono di buon gusto) chiamiamo questo cambiamento (per altro inevitabile) della lingua e letteratura latina, corruzione, e molto piú quello, parimente inevitabile, che accadde e venne continuamente accadendo ne’ successivi tempi. Insomma la lingua latina scritta doveva per necessità cambiar di forma di secolo in secolo continuamente, e cosí fece; ma siccome i secoli seguenti furono corrotti e poveri o scevri di buoni scrittori e letterati (dico buoni, per se stessi, come un Cicerone o un Virgilio), perciò i cambiamenti ch’ella inevitabilmente dovea soffrire e soffrí si chiamano