<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2050&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141127162230</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/2050&oldid=-20141127162230
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 2050 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 26modifica] raggiungerle tutte, è sbalzato qua e là di continuo, prova quella sensazione di vigore (vedi p. 2017, capoverso ultimo) che si prova nel fare un rapido cammino o nell’esser trasportato da veloci cavalli o nel trovarsi in una energica azione ed in un punto di attività (vedi p. 1999); è sopraffatto dalla moltiplicità e dalla differenza delle cose (vedi la mia teoria del piacere) ec. ec. ec. E quando anche queste cose non sieno niente né belle, né grandi, né vaste, né nuove ec., nondimeno questa sola qualità dello stile basta a dar piacere all’animo, il quale ha bisogno di [p. 27modifica]azione, perché ama soprattutto la vita e perciò gradisce anche e nella vita e nelle scritture una certa non eccessiva difficoltà che l’obbliga ad agire vivamente. E tale è il caso d’Orazio, il quale alla fine non è poeta lirico che per lo stile. Ecco come lo stile, anche separato dalle cose, possa pur essere una cosa, e grande; tanto che uno può esser poeta, non avendo