<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1989&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141029185936</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1989&oldid=-20141029185936
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1989 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 478modifica] in tanto può influire sull’inazione, in quanto può trasportare l’azione dall’esterno all’interno, e l’uomo forzato a non muoversi, o in qualunque modo a non operare al di fuori, acquista a poco a poco l’abito di operare al di dentro, di farsi compagnia da se stesso, di pensare, d’immaginare, di trattenersi insomma vivamente col proprio solo pensiero (come fanno i fanciulli, come si avvezzano [p. 479modifica]a fare i carcerati ec). Ma la pura noia, il puro nulla, né il tempo né alcuna forza possibile (se non quella che intorpidisce o estingue o sospende le facoltà umane, come il sonno, l’oppio, il letargo, una totale prostrazione di forze ec). non basta a renderlo meno intollerabile. Ogni momento di pura inazione è tanto grave all’uomo dopo dieci anni di assuefazione, quanto la prima volta. La nullità, il non fare, il non vivere, la morte, è l’unica cosa di cui l’uomo sia incapace, e