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[p. 298 modifica] gran parte quasi del suo contrario, cioè di una specie di morte.


*   Il ritrovare e procacciare la felicità destinata dalla natura all’uomo non è piú opera del privato, neanche per se solo. Non in società, perché ognuno vede come ci si vive, e il privato non può migliorare le nostre istituzioni. Non nella vita domestica solitaria e primitiva, perché i piaceri suoi non possono piú cadere in persone disingannate ed esaurite nella immaginazione. Il dare al mondo distrazioni vive, occupazioni grandi, movimento, vita, il rinnovare le illusioni perdute ec. ec., é opera solo de’ potenti.


*   La politica non deve considerar solamente la ragione, ma la natura, dico la natura vera e non artefatta né alterata. Il codice de’ Cristiani in quante cose si scosta dalla fredda ragione per accostarsi alla natura! Esempio poco o nulla imitato dai legislatori moderni.


*   Oltre che il virtuoso è per l’ordinario sconosciuto e non voluto conoscere e confessare dalla moltitudine che è formata dai tristi, tale è la misera condizione dell’uomo in società e dell’intrigo delle circostanze, ch’egli è sovente sconosciuto e pigliato per tutt’altro, anche dagli altri pochissimi virtuosi. Io mi sono abbattuto a dovere stimare ed amare due persone di rettissimo cuore, che, per alcuni incontri datisi tra loro, si stimavano scambievolmente, con intima persuasione, pessimi di carattere e di cuore. Tant’é, noi giudichiamo del carattere degli uomini dal modo nel quale si sono portati verso noi, o perché credessero di dovere e anche dovessero portarsi cosí, o arbitrariamente, [p. 299 modifica]o per forza di congiunture, o anche per colpa. E il