Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1571

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[p. 239 modifica] opera della natura, non conseguenza necessaria e primordialmente preveduta delle disposizioni da lei prese circa la specie umana (e tale dovrebb’essere s’ella fosse perfezione), ma del caso. In maniera che, per cosí dire, neppur la natura, formando l’uomo, poteva indovinare, non dico ciò che fosse per divenire, ma come potesse e dovesse divenir perfetto e in che cosa consistesse la sua perfezione, ch’é pur lo scopo e l’integrità di quell’esistenza ch’ella stessa gli dava e formava. Non sapeva dunque che cosa ella si formasse, giacché gli esseri e le cose tutte non vanno considerate, né si può giudicar di [p. 240 modifica]loro e della loro qualità ec. se non se nello stato di perfezione. Or com’é possibile che la natura, la quale ha fatto ogni cosa perfetta (né poteva altrimenti), non abbia né assegnato verun genere di perfezione alla sua principal creatura, né disposto le cose in modo che l’uomo dovesse necessariamente conseguire questa perfezione, cioè la pienezza e il vero modo del suo essere? e che gli abbia detto: la perfezione, cioè l’esistenza intera, l’esistenza che ti conviene, il modo in cui devi essere, la forma e la natura tua propria, te la darà