[p. 99 modifica] non perché cosí debbano assolutamente stare, cioè perch’esista un bello e un buono assoluto ec. Questo noi lo deduciamo pure dalle nostre sensazioni (e lo deduciamo naturalmente, come ne deduciamo naturalmente le idee innate, della quale opinione questa è una conseguenza), ma questo è ciò che non ne possiamo dedurre; e non possiamo, appunto perché tutto ci è insegnato dalle sole sensazioni, le quali sono relative al puro modo di essere ec. e perché nessuna cognizione o idea ci deriva da un principio anteriore all’esperienza. Quindi è chiaro che la distinzione delle idee innate distrugge il principio della bontà, bellezza, perfezione assoluta e de’ loro contrarii. Vale a dire di una perfezione ec., la quale abbia un fondamento, una ragione, una forma anteriore alla esistenza dei soggetti che la contengono, e quindi eterna, immutabile, necessaria, primordiale ed esistente prima dei detti soggetti e indipendente da loro. Or dov’esiste questa ragione, questa forma? e in che consiste? e come la possiamo noi conoscere o sapere, se ogn’idea ci deriva dalle sensazioni relative ai soli oggetti esistenti? supporre il bello e il buono assoluto è tornare alle idee di Platone e risuscitare le idee innate dopo averle distrutte, giacché, tolte queste, non v’é altra possibile