<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1064&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712190259</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1064&oldid=-20130712190259
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 1064 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 377modifica] dall’educazione è timido, legato, irresoluto, diffidentissimo di se stesso. Bisogna che col frequente e lungo uso del mondo egli ricuperi quella stessa qualità che aveva già da natura ed ebbe da fanciullo, cioè l’abito di non riflettere, senza il quale è impossibile la franchezza e la facoltà [p. 378modifica]di usar di se stesso, secondo tutta la misura del suo valore. E ciò si vede in tutti i casi della vita, e non già nelle sole occasioni che abbisognano di coraggio e che spettano a’ pericoli corporali. Ma chi non ha ricuperato fino a un certo punto l’abito di non riflettere, non val nulla nelle conversazioni, non può nulla colle donne, nulla negli affari, e massime in quelle circostanze che portano, dirò cosí, un certo pericolo, non fisico, ma morale e che abbisognano di franchezza e disinvoltura e di una, dirò cosí, intrepidezza sociale. Qualità impossibile a chi per abito riflette e non può deporre al bisogno la riflessione, e non può abbandonarsi e lasciar fare a se stesso, che sono le cose e piú ricercate e pregiate e piú necessarie a chi vive nella società e generalmente in quasi ogni sorta e parte di vita. E vedi gli altri miei pensieri sulla impossibilità delle stesse azioni fisiche senza l’abito di non riflettere,