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XXIV XXVI
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XXV.

Nessuno è sì compiutamente disingannato del mondo, né lo conosce sì addentro, né tanto l’ha in ira, che guardato un tratto da esso con benignitá, non se gli senta in parte riconciliato; come nessuno è conosciuto da noi sì malvagio, che salutandoci cortesemente, non ci apparisca meno malvagio che innanzi. Le quali osservazioni vagliono a dimostrare la debolezza dell’uomo, non a giustificare né i malvagi né il mondo.