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LXX LXXII
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LXXI.

Dalla sopraddetta opinione che il giovane ha degli uomini, cioè perché li crede piú uomini che non sono, nasce che si sgomenta ad ogni suo fallo, e si pensa aver perduta la stima di quelli che ne furono spettatori o consapevoli. Poi di lá a poco si riconforta, non senza maraviglia, vedendosi trattare da quei medesimi coi modi di prima. Ma gli uomini non sono sí pronti a disistimare, perché non avrebbero mai a far altro, e dimenticano gli errori, perché troppi ne veggono e ne commettono di continuo. Né sono sí consentanei a sé stessi che non ammirino facilmente oggi chi forse derisero ieri. Ed è manifesto quanto spesso da noi medesimi sia biasimata, anche con parole assai gravi, o messa in burla, questa o quella persona assente, né perciò privata in maniera alcuna della nostra stima, o trattata poi, quando è presente, con altri modi che innanzi.